di Carlo Barbagallo
Come se non fossero bastati gli attentati terroristici e le 13o vittime del 13 novembre, Parigi (ri)scopre la violenza a Place de la Republique alla vigilia del summit mondiale sul clima dell’Onu COP21, con 147 capi di stato e di governo e 40 mila delegati. Parigi città blindata, cortei proibiti, centinaia di manifestanti (anarchici, e gruppi di estrema sinistra) hanno cominciato a formare una catena umana sul marciapiede lungo boulevard Voltaire. Gli attivisti si sono presi per mano tra Oberkampf e Nation ma la catena umana si è interrotta di fronte al Bataclan, per poi ricongiungersi a Place de la Republique I dimostranti hanno lanciato oggetti e bottiglie di vetro contro gli agenti di polizia, che hanno accennato a caricare i dimostranti ma senza affondare, in un atteggiamento che sembra voler evitare scontri più pesanti.
In precedenza ventiquattro militanti ambientalisti in libertà vigilata “preventiva” per il pericolo che manifestassero durante la conferenza sul clima, duemila operazioni di polizia in due settimane, mille stranieri respinti alla frontiera: è la Francia del dopo-attentati, dello stato di emergenza e delle leggi speciali. Le immagini che rimbalzano in diretta televisiva da Parigi hanno mostrato alcuni agenti che trascinano via uno dei dimostranti che hanno sfidato il divieto di assembramento. Il fronte cosiddetto ecologista ha inteso approfittare della vetrina mondiale sul clima che si apre domani per animare manifestazioni di protesta contro i potenti della Terra.
In molti nella stessa Parigi hanno criticato la protesta: tensione, lancio di oggetti e cariche della polizia con lacrimogeni, nonostante il divieto per motivi di sicurezza, e dopo i tragici avvenimenti di morte portati in questi luoghi dagli jihadisti del Califfato, sono stati ritenuti inopportuni. Lo “stato di emergenza climatico” non giustifica azioni insensate poche ore prima della conferenza mondiale. L’apertura di fatto della conferenza sarà domani, con l’arrivo dei delegati di 193 Paesi e di oltre 150 leader e capi di Stato (a cominciare dal presidente americano Barack Obama, quello cinese Xi Jinping, l’indiano Narendra Modi e il russo Vladimir Putin), con i lavori che inizieranno lunedì mattina, e andranno avanti fino al prossimo 11 dicembre.
La protesta continua mentre scriviamo, e gli stessi parigini si augurano che non degeneri: Parigi non ha bisogno di violenza e di nuovo sangue.